Le Idi di Marzo - La Recensione

Il poliedrico George Clooney, a quattro anni di distanza dalla commedia romantica “In Amore Niente Regole”, torna dietro la macchina da presa per dirigere il thriller politico serratissimo “Le Idi di Marzo”. La pellicola, presentata con molto successo qualche mese in apertura all’ultimo festival di Venezia, si lascia notare innanzitutto per il numerosissimo cast di stelle a sua disposizione. Oltre alla presenza dello stesso Clooney infatti (il quale si è ritagliato un piccolo ruolo molto rilevante ai fini della trama) ad indossare le vesti da protagonista troviamo l'ormai apprezzatissimo Ryan Gosling, a sua volta supportato da una carrellata di altri straordinari nomi del calibro di: Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei, Jeffrey Wright e Evan Rachel Wood.

Proseguendo fedele lungo un filo del tutto stabile e ben connesso al resto dei suoi passati lavori, il Clooney regista mette in scena un thriller dalla matrice molto classica, decidendo di sacrificarsi in scena per darsi al massimo dietro la camera e affidandosi principalmente alle interpretazioni degli altri grandissimi artisti al suo servizio. "Le Idi di Marzo" intraprende così un percorso dallo sviluppo abbastanza ordinato e semplice ma non per questo da considerarsi scontato, il coinvolgimento dello spettatore si fa lampante, studiato alla perfezione fotogramma dopo fotogramma, merito, oltre che di un ottima regia, di un Ryan Gosling onnipresente e bravissimo nel farsi carico di tutto il peso della scena. É lui infatti l'epicentro selezionato a motorizzare il flusso del racconto, il catalizzatore degli eventi necessari a far smuovere la storia, l'attore canadese si ritrova spesso, anche qui come in “Drive”, a recitare esclusivamente con i muscoli della propria faccia, servendosi di leggeri, quasi impercettibili movimenti del viso, appena sufficienti a trasmettere intensi stati d’animo e sensazioni.

Mettendo alla berlina la politica americana, e perché no, anche quella in generale, "Le Idi di Marzo" si trasforma rapidamente in una sorta di trattato sul "fare politica", illustrandola come una professione da esercitare solamente se forniti di fortissimo pelo sullo stomaco e in alcuni casi simile al mestiere del serial killer: da svolgere in maniera spietata e fredda. Un ambiente dove la lealtà e l’onestà non riescono a trovare spazio, o quantomeno lasciano il tempo che trovano, in cui ogni sano principio è destinato a dissiparsi quasi naturalmente insieme a quegli stessi ideali ferrei e inviolabili che a un certo punto sono costretti a mettersi da parte per lasciare terreno fertile alla sola cosa a cui l’uomo tiene veramente di più al mondo: il potere.

Confezionato in una cornice affascinante e pregevole, l’ultimo lavoro firmato George Clooney centra in pieno il bersaglio prefissato in partenza. L'attore e regista statunitense ha dimostrato più e più volte di essere a tutti gli effetti un grandissimo fruitore di cinema e la sua presenza, sia quando in veste d'attore sia quando in quelle di regista, sta diventando sempre di più un sinonimo di garanzia e qualità al cinema. Per cui se per caso vi foste smarriti o state ancora cercando la strada giusta, accettate un consiglio: alzate lo sguardo e seguite le indicazioni di George. Saranno sicuramente quelle giuste.

Trailer:

Commenti