L'Amore che Resta - La Recensione

Ci voleva il tocco registico esperto e sensibile di Gus Van Sant per raccontare una storia tanto melodrammatica come “Restless” (in Italia tradotto con il bruttissimo “L’Amore che Resta”) senza mai costringere lo spettatore ad arrivare alle lacrime interminabili. 

Entrambi i protagonisti del film, infatti, si trovano ad avere a che fare con il tema ricorrente della morte. Enoch (Henry Hopper), giovane sedicenne, sembra cercarla continuamente da quando i suoi genitori sono rimasti vittime di un incidente stradale al quale lui invece è riuscito a sfuggire risvegliandosi dopo qualche mese di coma, mentre Annabelle (Mia Wasikowska), sua coetanea, sa già che la incontrerà presto a causa del cancro incurabile diagnosticato al cervello che gli lascia appena tre mesi di vita.

Tutti elementi perfetti se si vuole scatenare un dramma intensissimo e lacrime facili. Ma Van Sant non è a questo che è interessato, bensì a tutto il contrario, il suo scopo è raccontare l’amore per la vita. Perciò in modo del tutto inaspettato trova il giusto spirito per fare in modo che la storia d’amore con data di scadenza tra Annabelle e Enoch diventi costantemente rasserenante agli occhi dello spettatore restituendogli dei mezzi sorrisi ripetuti e inattesi e mai lacrime e dolori.

L'ambigua storia d'amore tra i due, diventa per Enoch la medicina per alleviare le pene di una esistenza da tempo in bilico, dove l’unico amico della sua vita era rappresentato dal fantasma di un ragazzo giapponese, ex kamikaze, morto durante la seconda guerra mondiale che aveva iniziato a vedere risvegliato dal coma, e per Annabelle la possibilità di poter arrivare al termine della sua breve vita nel modo più felice possibile. Ma nonostante la loro storia decolli intensamente a vele spiegate verso il sentimento più profondo, regalando momenti altissimi di romanticismo e passione, non riesce comunque a fuggire alla prevedibilità delle conseguenze di una situazione palesemente fuori dall'ordinario. Sono i momenti più difficili, quelli in cui la realtà inizia a preparare i conti, provocando le prime piccole spaccature in un rapporto atipicamente perfetto destinato a finire.

Il rifiuto di Enoch a perdere nuovamente la persona a lui più cara, lo farà a reagire a se stesso portandolo fino a comprendere e a rispettare quel processo inevitabile al quale tutti siamo destinati ma che una volta accettato ci può spingere a prendere in mano la nostra vita onorandola come meglio si deve. E così come si era aperto, il finale del film ci riporta ancora una volta all’interno di un funerale ma questa volta da un'atmosfera completamente differente. Il senso di perdita e malinconia sparisce, lasciando spazio a una serenità totale da tempo ricercata e la situazione in cui i giovani amanti avevano fatto per la prima volta conoscenza diventa la stessa in cui si darsi l’ultimo addio.

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