Thor - La Recensione

Dei tanti eroi dei fumetti che ci sono stati sbattuti in faccia negli ultimi anni, tra gli altri, mancava ancora all’appello Thor: il Dio del Tuono, uno degli esempi più coatti e cafoni che l’universo Marvel potesse ideare.
Armato di grossi muscoli, incredibile forza e un martello enorme da fare invidia anche al miglior falegname di turno, uno come lui non poteva di certo restare a guardare inerme i suoi “colleghi” spassarsela nell’immenso universo cinematografico.
Perciò, per colmare una blasfemia simile, era indispensabile si, portare il Dio di Asgard sul grande schermo, ma anche farlo con stile.
Ed è qui che entra in gioco Kenneth Branagh, il regista del film. Lui, che di Blockbuster non ne ha mai sentito parlare, dedito al teatro e amante dei drammi Shakespeariani, questa volta sorprende tutti e prende parte a un progetto lontanissimo dalle sue corde, tanto da suscitarne un enorme curiosità al riguardo.

Punito dal padre, il Dio Odino (Anthony Hopkins), per aver disobbedito ad un suo ordine, Thor (Chris Hemsworth) viene privato di tutti i suoi poteri e costretto a lasciare il regno di Asgard per essere spedito sul Pianeta Terra. Lì incontrerà la scienziata Jane (Natalie Portman), che insieme al suo team di esperti, lo assisterà fino a farlo ambientare nel nostro pianeta. Esperienza che lo aiuterà a limare anche il suo carattere molto aggressivo e infine a comprendere la crudele scelta del padre. 

Il problema ormai è sempre lo stesso: la Marvel ha perso il tocco. O meglio, lo ha perso al cinema almeno. Sono finiti i bei tempi in cui Sam Raimi faceva "Spiderman" e "Spiderman 2", o quelli in cui Ang Lee firmava uno splendido "Hulk". Siamo arrivati ai tempi in cui per portare un fumetto al cinema bastano esplosioni, effetti speciali e saper giocare bene con l’affetto del pubblico per il suo eroe su carta stampata preferito.
Sono i tempi di "Spiderman 3" (il killer della trilogia duologia di Raimi), de "L'Incredibile Hulk" di Leterrier (la quale trama era “boom, boom!”) e poi dell'inaspettato contentino: il fortunoso “Iron Man” di Jon Favreau, che prima sembrava essere un messia destinato a risollevare una tendenza da tempo negativa, e poi, con un pessimo seguito, è riuscito a rovinare di nuovo tutto. 

Anche in questo caso, la storia non è molto diversa.
Il “Thor” di Branagh è un film che ha molto, troppo della seconda fase di decadenza Marvel. E nonostante il suo tocco registico riesca ad intravedersi leggermente, visti i tanti difetti, non è molto chiaro se affidare a lui la regia del film sia stata una scelta più positiva o più negativa per la pellicola.
Difetti che iniziano da una trama poco interessante già dalle prime battute, che migliora a stento grazie all’arrivo del protagonista sulla terra, ma che poi si va perdendo inesorabilmente mano mano, non riuscendo più a gestire tutti i fili dapprima tessuti. La conseguenza, sono una serie di eventi tutti sviluppati con un evidente approssimazione e un enorme frivolezza, che trovano il loro apice nella storia d’amore, solamente accennata, tra il Marc’Antonio Thor e la “piccola” Natalie Portman (lei è alta la metà di lui). A peggiorare al pasticcio poi, uno sviluppo dei personaggi mai oltre il superficiale, e il ricorso a una risata facile grazie a uno humour magari discreto, ma che arriva al massimo a strappare appena due risate.   

La colpa di tutto ciò, è esclusivamente della prevedibile ricetta che da tempo, troppo tempo è utilizzata in casa Marvel per le sue pellicole. Le linee guida ormai le conosciamo fin troppo bene, non è difficile aspettarsi dei combattimenti, più o meno godibili, tra diverse civiltà (stavolta con nemici forse usciti da Pandora) o magari la (non più) mitica scena con il protagonista che deve affrontare un nemico tre volte più grande di lui (evergreen). Ma l’originalità? 
Non basta allora il regista Shakespeariano, non basta un cast con buoni attori di supporto, non basta nemmeno la protagonista neo-premio Oscar affiancata a un protagonista super bello.
Quando si parte da una sceneggiatura riciclata (scritta a sei mani da Ashley Miller, Zack Stentz e Don Payne) non puoi che accontentarti di aver realizzato un prodotto ai limiti della mediocrità. 

Questo, tra l’altro, è stato anche il primo film Marvel realizzato in 3D. Ovviamente (neanche a dirlo) è l’ennesimo caso di “girato in 2D e poi riversato”. Altro passo falso che si percepisce immediatamente, visto che anche la stereoscopia in questa pellicola sembra più una scelta economica che artistica.

Ma il bello è che “Thor”, tutto sommato non è nemmeno da crocifiggere. Vista la situazione se la cava anche discretamente. Se consideriamo tutti i suoi difetti, almeno ha il pregio di non uscire troppo malconcio dalla sua stessa bassezza. Certo è, che se dovessimo affiancarlo a degli ottimi film sui supereroi, magari quelli citati all’inizio, allora saremmo davvero lontani anni luce. 

P.S: Non fuggite dalla sala alla fine del film, perche come ogni Marvel che si rispetti, anche qui non manca la famosa scena nascosta alla fine dei titoli di coda.

Trailer:

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